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Sostegno allo sciopero delle donne anche da Tunisi

I rappresentanti dei media, riuniti a Tunisi per il 30° congresso della Federazione Internazionale dei Giornalisti, hanno espresso la loro solidarietà alle donne in sciopero. Nei quattro giorni di lavori, è stata adottata la Convenzione internazionale per la sicurezza, la protezione e l'indipendenza dei giornalisti e approvata la nuova Carta etica. Presente anche syndicom con una delegazione, l'unica dalla Svizzera.

Il 14 giugno si è chiuso a Tunisi il 30° congresso della Fédération internationale des journalistes (FIJ), organizzato in maniera impeccabile dal locale Sindacato dei Giornalisti (SNJT) e a cui ha partecipato syndicom, unica delegazione dalla Svizzera, rappresentata da Sergio Ferrari, co-presidente del settore Stampa e media elettronici. Nel giorno di chiusura del congresso, proprio syndicom ha presentato una mozione speciale, approvata all’unanimità e fra gli applausi, per sostenere lo sciopero delle donne del 14 giugno, denunciando la situazione delle giornaliste in Svizzera, pagate meno dei colleghi uomini e con minori possibilità di carriera.
Nel corso dei lavori congressuali, è stata adottata formalmente la Convenzione sulla sicurezza e sull’indipendenza dei giornalisti, che sarà presentata in ottobre all’Assemblea generale dell’ONU. Inoltre, è stata approvata la nuova Carta etica, che sostituisce il Codice dei principi professionali adottato dalla FIJ nel lontano 1954. Si tratta di uno strumento importantissimo, etico e deontologico, che avrà un impatto significativo nel lavoro quotidiano dei giornalisti.

Il valore dell'informazione
Come spiega il presidente uscente della FIJ, Philippe Leruth, “il futuro della professione passa per il valore aggiunto che i giornalisti apportano con un’informazione sicura e affidabile, la quale avrà sempre un pubblico disposto a pagare per la veridicità della quale ha bisogno. Ma il pubblico che non paga ha diritto allo stesso tipo di informazione in virtù della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo che considera anche il diritto all’informazione un diritto umano. È una responsabilità collettiva alla quale i giornalisti, le agenzie di stampa e i poteri pubblici devono pensare perché, come per il denaro, la cattiva informazione soppianta quella buona”.

Le sfide future
Le sfide future della FIJ – continua Leruth, intervistato da Sergio Ferrari – “sono immense, ma potrebbero essere riassunte in una frase: garantire il ruolo sociale e democratico dei giornalisti. Ciò presuppone di garantire loro la sicurezza e la libertà ovunque nel mondo, ma una libertà globale. Quando le leggi garantiscono questa libertà è evidentemente perfetto, ma se i giornalisti non vengono pagati per il loro lavoro, questa libertà risulta illusoria. In certi paesi, soprattutto nell’Africa subsahariana, bisogna battersi per ottenere un salario per i giornalisti. In Europa, bisogna assicurare, per esempio, un mezzo per garantire i compensi dei giornalisti del web, in particolare tramite riconoscimento dei diritti d’autore. Evitare lo smantellamento delle redazioni e assicurare il mantenimento dei diritti economici e sindacali di base. Ma questa è una sfida che la FIJ non può affrontare da sola e uno dei suoi compiti essenziali è quello di formare i giornalisti alla difesa dei propri diritti, di aiutarli a organizzarsi e ricordare a tutti che l’azione sindacale di base presuppone la condivisione dei mezzi per difendersi”.
Nel corso dell’assemblea, i 254 delegati, rappresentanti oltre mezzo milione di giornalisti di tutto il mondo, hanno eletto come presidente della FIJ il marocchino Younes M'Jahed. Qui tutte le informazioni sul 30° congresso della FIJ.

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