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Tassi verso il basso, rendite sotto pressione

Notizie poco buone per le casse pensioni, in particolare quelle del settore dei mass media. Le informazioni sui tassi di conversione sono quelle di massicce riduzioni delle pensioni. In cima alla lista ci sono gli esempi concreti delle grandi case editrici Tamedia e Ringier con diminuzioni fino a un terzo nel giro di pochi anni. 

 

All’inizio di quest’anno è stata fatta luce su un abbassamento sistematico delle rendite promesse dalle Casse Pensioni (CP). Una ricerca della rete sindacale del 2° pilastro (PK-Netz) ha rivelato che i tassi di conversione scendono di circa il 5% nella maggior parte delle casse pensioni. E questo tasso di conversione determina quanta pensione una persona riceve dal capitale di vecchiaia accumulato. Le pensioni sono sotto pressione perché i tassi hanno raggiunto un minimo storico, mai toccato prima d’ora. Ma dietro a tutto questo si nasconde un’eccessiva mentalità garantista degli esperti CP che hanno un’enorme influenza sulle casse pensioni.

Settore dei media fortemente colpito

I due esempi più eclatanti sono la cassa pensione di Tamedia e quella di Ringier, alla quale sono affiliati anche i dipendenti della Axel Springer Media Schweiz. Se il tasso di conversione presso Tamedia nel 2012 ammontava ancora al 6,45%, entro il 2020 esso si ridurrà gradualmente al 4,6%. Questo corrisponde a una riduzione di quasi il 29% nel giro di otto anni. Per un avere medio di vecchiaia di 500.000 franchi ciò si traduce in una pensione più bassa di ben 750 franchi al mese. Anche a Ringier si osserva un’evoluzione simile: qui il tasso di conversione scende dal 6,8% dell’anno 2012 al 4,9% nel 2020, che corrisponde a una riduzione delle rendite del 28% per lo stesso periodo di tempo, proprio come per Tamedia. Presso la cassa pensione della AZ Medien l’aumento dell’età pensionabile a 66 anni è stata sì scongiurata, ma anche qui il tasso di conversione scende al 5,5%.

Un’evoluzione indipendente dalla riforma

La riforma sulla previdenza di vecchiaia decisa in Parlamento prevede un abbassamento dell’aliquota minima di conversione per la parte dell’obbligo giuridico, dal 6,8% al 6%. Ma sono in molti a interrogarsi sul perché quasi tutte le casse pensioni già adesso possano ridurre i tassi di conversione al di sotto del 6% o recentemente addirittura sotto il 5%.

Il motivo di questo dato di fatto è che la maggior parte dei dipendenti versa nelle casse pensioni più di quello richiesto dalla legge. Questo fa sì che l’85% di tutti gli assicurati disponga di un capitale di vecchiaia oltre la parte obbligatoria. Ma quella parte non viene toccata dal tasso minimo di conversione. Insieme alla parte obbligatoria la pensione non deve mai essere inferiore a quanto sarebbe stata se la persona assicurata avesse pagato soltanto sempre il minimo legale. Per garantire ciò tutte le casse pensioni tengono un cosiddetto “conto testimone” per poter accertare la parte obbligatoria dell’avere di vecchiaia.

Decisiva la rappresentanza sindacale

Nelle casse pensioni che garantiscono prestazioni al di sopra del minimo legale il consiglio di fondazione è responsabile, in maniera determinante, per fissare l’importo delle pensioni. La prassi dimostra chiaramente che presso le casse pensioni senza una forte voce sindacale nel consiglio di fondazione le rendite risultano assai peggiori per i dipendenti. Succede sempre più spesso che si fanno eleggere nel consiglio di fondazione anche dipendenti non sindacalizzati o vicini ai quadri, persone che o si sentono più vicine al datore di lavoro anziché ai lavoratori o che (senza alle spalle un sindacato forte) da sole hanno una posizione negoziale troppo debole per contrastare i rappresentanti padronali nel consiglio di fondazione. Dunque è molto importante avere una forte rappresentanza sindacale all’interno del consiglio di fondazione. Qui un buon esempio è la cassa pensione della Swisscom (ComPlan), dove i rappresentanti di syndicom nel consiglio di fondazione sono riusciti ad attenuare di molto le riduzioni per l’intero organico.

Individualizzazione delle casse pensioni

Siccome la rendita pronunciata una volta non può essere ritoccata, il tasso d’interesse depositato per il capitale pensionistico viene fissato per vent’anni. Nell’attuale contesto di tassi così bassi dunque è difficile definire l’importo giusto. Ma invece di scegliere una via di mezzo, sempre più spesso viene applicato lo “scenario del caso peggiore”. Con il pretesto della cosiddetta ridistribuzione dai giovani ai pensionati, si tenta di privare il sistema di qualsiasi solidarietà. In questo si dimentica che ogni singolo individuo approfitta di questa solidarietà. Il lungo orizzonte d’investimento consente anche di ridurre il rischio sul mercato finanziario. Dal momento che il processo di risparmio nel 2° pilastro è impostato su quattro decenni, sono preprogrammate diverse fasi buone e cattive. Ecco perché non è strano per il sistema che, per periodi limitati, i lavoratori attivi contribuiscano parzialmente a finanziare i pensionati. Anche perché la situazione di partenza può cambiare, com’è successo negli Anni Novanta.

Urban Hodel è amministratore di PK-Netz, la piattaforma LPP dei lavoratori

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