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TISA - Venduto una volta, venduto per sempre

Stefan Giger, Segretario generale VPOD e referente principale per la conferenza sul TISA del 9 settembre, riassume i punti principali del dibattito.

A che punto sono i negoziati Tisa, ovvero cosa ne sappiamo, e quali minacce incombono?

Le fonti ufficiali continuano a informarci davvero poco su questi negoziati, ma dopo che WikiLeaks ha pubblicato i testi sulle appendici dell’accordo TISA (i cosiddetti “annexes”), almeno abbiamo sottoposto questi testi alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), che conduce queste trattative. I testi sembrano essere autentici, e la nostra interpretazione sugli annessi in questione non è stata smentita: se riguardo ad un certo argomento viene stipulato un allegato, quest’ultimo si applica a tutti gli Stati, anche se un paese aveva posto quello specifico ambito sulla sua lista d’eccezioni. La Svizzera per esempio nella sua offerta iniziale ha messo l’intero settore energetico su questa lista; se ora però verrà concluso un accordo aggiuntivo sui servizi energetici, esso varrà anche per la Svizzera – e si presume che le clausole di “stand- still” e “ratchet” siano applicabili anche a questi allegati. Le clausole fanno sì che in futuro in relazione al cosiddetto “national treatment” possa essere soltanto deregolamento, e mai più regolato.

Dopo che queste appendici erano venute a galla una ad una tramite WikiLeaks, la SECO sul suo sito web ha pubblicato una lista di circa 20 argomenti sui quali vengono negoziati accordi supplementari. Tra questi figurano appunto la questione energetica, ma anche la Posta, le commesse pubbliche, il commercio elettronico, diversi tipi di trasporto, e i servizi finanziari.

Sul sito della SECO si trova altresì una lista di misure che secondo il TISA costituiscono una violazione del “national treatment”, come per esempio la limitazione dell’acquisto di immobili e terreni da parte di ditte o persone straniere che non risiedono in Svizzera. La vigente Lex Koller, che mira ad arginare la speculazione di investitori esteri nell’ambito del suolo e degli immobili dunque secondo il TISA violerebbe il principio del “national treatment”. Questo significa anche che dopo la firma del TISA vale lo “standstill”, e la Lex Koller potrà essere soltanto ammorbidita e mai più inasprita. Con il TISA naufragherebbe anche il piano della Consigliera federale Sommaruga di colmare le lacune nella Lex Koller.

Nel frattempo attraverso WikiLeaks sono emersi anche i singoli articoli della parte centrale dell’accordo TISA. Noi li abbiamo pubblicati sul nostro sito web tisa-vpod.ch. Da questi documenti inoltre si evidenzia che non c’è ancora stata trattativa sui meccanismi di risoluzione delle controversie. Forse verrà anche affrontato l’argomento della “protezione degli investimenti” (dunque le possibilità delle multinazionali di far causa agli Stati).

Perché i sindacati s’impegnano così tanto contro il Tisa?

L’accordo TISA mira alla deregolamentazione dell’intero settore dei servizi. Il TISA non contiene elementi orientati ai servizi di base o ai diritti fondamentali, infatti mancano termini come accesso collettivo ai servizi universali o al servizio pubblico. Per contro il TISA contiene nuovi strumenti attraverso cui ogni passo verso la privatizzazione diventa irreversibile: lo “stand still” vieta di imporre nuove regolamentazioni che non esistevano alla conclusione dell’accordo. Il “ratchet” rende irreversibile ogni altro passo verso la “deregulation”. Con il TISA viene creato un nuovo colonialismo globale: se un dittatore o un altro capo di governo corrotto apre un ambito alla deregolamentazione, con il TISA nessun altro governo successivo democraticamente eletto potrà fare marcia indietro. Venduto una volta, venduto per sempre. Questo varrà sia per l’approvvigionamento idrico, sia per la formazione, per la sanità o per le assicurazioni sociali. Con il TISA si vuole mettere in mano a pochi gruppi privati l’intero settore dei servizi di tutto il mondo. Tutto il potere alle multinazionali? Noi sindacati possiamo solo dire NO GRAZIE.

Qual è l’obiettivo della conferenza?

Con la conferenza vogliamo aprire un dibattito pubblico sul TISA. Non possiamo certo ammettere che una delegazione della SECO conduca delle trattative dove si dice che nell’ambito del servizio pubblico si rinuncia al diritto di emanare delle leggi o di correggere degli errori fatti, e che nessuno parli di questo accordo. Vorremmo lanciare una larga discussione, al fine che la politica ma anche gli aventi diritto di voto e la popolazione intera vengano sensibilizzati – anche perché secondo ogni previsione su questo trattato ci sarà un referendum.

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