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Trasmissione di Falò sul Mattino della domenica: Fare il giornalista deve richiedere coraggio?

Ci sono cose che sembrano oramai scontate. Tra queste, che i giornalisti possano, anzi debbano indagare, “fare inchiesta” come si dice in gergo. Negli ultimi anni purtroppo la realtà dimostra esattamente il contrario: il giornalismo di inchiesta è sempre meno sopportato, e i colleghi che osano scrivere o mostrare verità scomode vengono attaccati, se non addirittura spesso emarginati dagli stessi editori, che della libertà di stampa dovrebbero essere, ma non sono più, i primi garanti.

 

L’ultimo esempio di quanto coraggio bisogna avere oggi per fare un certo tipo di giornalismo è arrivato dalla trasmissione dedicata allo stile comunicativo del Mattino della domenica, trasmessa la settimana scorsa sulla RSI da Falò, un programma che da tempo si distingue per la sua capacità di indagare nella società ticinese. Trasmissione sicuramente criticabile, come del resto tutte le attività dello scibile umano, ma preparata e condotta in modo professionalmente ineccepibile. Mancava certo il contraddittorio, ma solo perché è stato rifiutato all’ultimo minuto dal presidente delle Lega dei ticinesi.

 

Già solo dal comunicato in cui Giuliano Bignasca aveva annunciato la sua volontà di non presenziare alla trasmissione i colleghi potevano aspettarsi il consueto attacco sulla stampa domenicale. Che difatti, puntuale, è arrivato sotto forma di un necrologio indirizzato al conduttore della trasmissione, Michele Galfettti (ma non lo sanno i leghisti che augurando la morte a qualcuno gli si allunga la vita?), cui facciamo i complimenti per la professionalità e il coraggio dimostrati nell’occasione.

 

Perché è questo a nostro avviso il vero problema: in Ticino certi atteggiamenti e certe indegne prese di posizione, condite di insulti e minacce, al posto di suscitare indignazione vengono oramai considerati normali, mentre normale dovrebbe invece essere, lo ribadiamo, il giornalista che fa bene il proprio lavoro e dovrebbe perciò essere lodato (e promosso), non vituperato.

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