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Tutte le vie per un’altra globalizzazione portano al Forum Sociale di Montréal

 

Per la prima volta dalla sua nascita nel 2001 a Porto Alegre (Brasile), il Forum sociale mondiale (FSM) si tiene in un paese del Nord del pianeta. Nel 2013 un gruppo di organizzazioni sociali aveva proposto la candidatura del Canada. Nel marzo del 2015, a Tunisi, il Consiglio internazionale ha infine confermato che sarà Montréal a ospitare il Forum. Le tredici tematiche affrontate nel corso delle 1’500 attività previste,

(https://fsm2016.org/sinformer/axes-thematiques-2016/) sono il frutto di una lunga riflessione effettuata sul piano locale dopo un’ampia consultazione internazionale nel corso dei tre seminari allargati «in situ» e attraverso internet. Il processo è durato sei mesi, dall’ottobre 2015 al marzo di quest’anno, come spiega Carminda Mac Lorin che ha preso parte al collettivo che ha organizzato il programma dell’FSM 2016. Di madre salvadoregna e padre francese, vive in Canada e parla diverse lingue; un cosmopolitismo che l’avvantaggia nelle sue attività di militante.

Alcuni argomenti sono apparsi da subito come particolarmente essenziali per gli incontri dell’FSM. Dato che si stanno ergendo muri di ogni tipo sul nostro pianeta, racconta la Mac Lorin, «le migrazioni e le condizioni che accompagnano questi spostamenti di esseri umani costituiranno un punto centrale degli incontri». Così come il mondo del lavoro e i sindacati: «È in programma un intero spazio dedicato ai sindacati con una forte partecipazione internazionale», ha ribadito la giovane militante.

Popoli ed esperienze autoctone in prima fila

L’ecologia intesa in senso largo occuperà sempre un posto di rilievo, il che garantisce la continuità degli sforzi intrapresi insieme ai promotori della COP 21 alternativa di Parigi per sviluppare delle sinergie. L’esperienza e la realtà dei popoli autoctoni saranno anch’esse un tema importante e il Forum rispecchierà la diversità dei contributi di numerose comunità, la loro visione del mondo e la loro concezione di «bien vivir», ovvero uno stile di vita in armonia con gli altri e la natura stessa. «È previsto che i popoli autoctoni siano in testa alla marcia d’apertura il 9 agosto», informa Carminda Mac Lorin. Già l’aprile scorso la Giornata mondiale della Terra è stata l’occasione per mettere in atto una prima attività simbolica di accoglienza dell’FSM promossa dalle nazioni autoctone e alla quale hanno partecipato gruppi di rifugiati siriani.


La diversità dei generi e il ruolo della gioventù saranno dei fili conduttori in tutte le attività. «Questo Forum farà conoscere l’esperienza e le lotte condotte in questi ultimi anni in Québec e in Canada, un’esperienza diversa, che è stata un grande successo». A livello di mobilitazione della cittadinanza, spiega la Mac Lorin, «purtroppo non abbiamo una palla di vetro per indovinare il numero dei partecipanti, ma siamo convinti che potremmo raccogliere tra le 50.000 e le 80.000 persone e sulle 5.000 organizzazioni». Il programma del Forum prevede 1.200 attività autogestite, 300 attività culturali, 135 assemblee di convergenza, diversi spazi tra cui uno spazio sindacale e una quindicina di grandi conferenze dove si esprimeranno personalità di fama internazionale.

Un altro mondo necessario
«A Montréal vogliamo ricordare che il modello delle relazioni Nord-Sud sta cambiando nell’attuale sistema globalizzato. C’è del Nord al Sud, e c’è del Sud al Nord. Il sistema neoliberale è trasversale e produce effetti nocivi sia al Nord che al Sud», commenta la Mac Lorin, il che rappresenta una viva testimonianza dei mutamenti in corso.

Per lei è più che mai essenziale condividere le esperienze di resistenza vissute in tutto il mondo, in qualunque emisfero. In questa maniera, «i movimenti sociali e la cittadinanza planetaria ne usciranno rafforzate nella loro confluenza, nelle loro sinergie, nelle loro azioni e utopie. La nuova realtà politica mondiale e il rafforzamento del sistema egemonico ci spingono a cambiare i nostri propri modelli. A partire dal nostro slogan “Un altro mondo possibile”, dobbiamo procedere verso “Un altro mondo necessario”, e insieme lo possiamo costruire».


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