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Un quartiere scende in strada per la sua posta

Lo smantellamento della Posta nelle zone rurali purtroppo è già una triste routine. Ma gli uffici postali vengono chiusi anche nelle città: quasi sempre in silenzio, senza resistenza. Ad agosto a Zurigo è toccato alla tradizionale Fraumünsterpost, ora è a rischio anche l’ufficio postale Aussersihl in Helvetiaplatz. L’8 ottobre la popolazione dello storico quartiere operaio di Zurigo è scesa in strada per difendere la propria filiale. C’era anche syndicom. 

 

syndicom ha contribuito intensamente alla protesta contro la chiusura dell’ufficio postale zurighese di Aussersihl. In questo storico quartiere operaio (già teatro di uno sciopero generale nel 1912), il sostegno della popolazione è stato immenso. Lo scorso 8 ottobre, in un tipico sabato autunnale fresco e nebbioso, la gente ha manifestato all’Helvetiaplatz per tenere in vita l’ufficio postale Aussersihl. La manifestazione è stata appoggiata dall’associazione di quartiere, da organizzazioni professionali, dai partiti di destra e di sinistra. Oltre 250 persone vi hanno partecipato. E in migliaia hanno già firmato una petizione .

Abitanti e commercianti vogliono una posta vicina

La clientela sa molto bene cosa rappresenta l’ufficio postale. Per Helen Schaufelberger, che abita nelle vicinanze, il caso è lampante: «La chiusura della Posta sarebbe una catastrofe. Come cliente ho bisogno di avere un ufficio postale vicino». E anche i commercianti della zona si difendono con denti e unghie contro la chiusura: «Se chiudesse l’ufficio postale Aussersihl, tutto il commercio del quartiere ne verrebbe colpito negativamente», commenta Andrea W. Müller della cartoleria accanto: «La qualità di vita dell’Aussersihl ci perderebbe tantissimo».

Anche Feo A. Bugno, Presidente dell’associazione commercianti di Zurigo Kreis, non usa mezzi termini. Gli fa rabbia che la Posta se ne freghi altamente delle esigenze di un intero quartiere, che con 11mila residenti raggiunge le dimensioni di una piccola cittadina: «E questo soltanto per aumentare i profitti. Questa decisione è stata presa da gente che non ha la più pallida idea di cosa sia questo quartiere».

E intanto si continua a eludere il CCL
La Posta sdrammatizza la chiusura degli uffici postali commentando che con le agenzie postali continuerà comunque a offrire certi servizi. Queste agenzie postali vengono incorporate in altri esercizi commerciali già esistenti. Molte prestazioni, come i pagamenti o il ritiro di pacchi da pagare, non ci saranno più.

Tra l’altro, dal punto di vista sindacale in tutto questo c’è un altro grave difetto: i servizi postali vengono forniti da persone che non sono assoggettate al CCL e che spesso guadagnano notevolmente meno. Con ciò la Posta esercita un dumping salariale contro il proprio personale. Per questo alla conferenza di Rete postale e vendita del 18 settembre una delle richieste è stata che i servizi postali debbano anche essere pagati con salari postali. Così le esternalizzazioni in agenzie postali diventerebbero automaticamente meno allettanti e redditizie.

Sussiste il rischio di licenziamenti?
C’è da sperare che la protesta a Zurigo Aussersihl, e non solo lì, faccia effetto. Perché la Posta ha modi poco delicati anche con i propri dipendenti. Mentre per lungo tempo era normale che ai lavoratori degli uffici soppressi venisse offerto un impiego in un altro ufficio postale, ora c’è il rischio di licenziamenti. Questo è molto pericoloso soprattutto per i colleghi che hanno fatto l’apprendistato presso il monopolio puntando tutta la propria vita professionale sulla Posta. Alla conferenza di settembre un dipendente ha raccontato come un collega formatore fosse solito ripetergli: «Se vieni a lavorare alla Posta, noi ci aspettiamo anche che tu ci rimanga». E questo non era solo un’aspettativa, ma anche una promessa da parte della Posta, ovvero che si sarebbe curata dei propri dipendenti. Per questo syndicom alzerà la voce e aumenterà la pressione qualora la Posta non fosse disposta a discutere seriamente l’ulteriore sviluppo di Rete postale e vendita. Ma, a differenza del passato, questa volta la Posta deve rinunciare ad abusare della riforma come puro mezzo di riduzione salariale.

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