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Un referendum contro il piano Berset

Annunciato il lancio di un referendum contro il Piano previdenza di vecchiaia 2020. 

 

Al momento, il nucleo essenziale di questo comitato «NO all’innalzamento dell’età pensionabile – NO alla riduzione delle rendite!» è costituito soprattutto da ambienti sindacali romandi. Le due grandi organizzazioni mantello cantonali – l’Unione sindacale vodese (USV) e la Comunità ginevrina di azione sindacale (CGAS) – sostengono l’iniziativa. Diverse sezioni cantonali del Sindacato svizzero dei servizi pubblici (SSP) – Ticino, Vaud e altri nella Svizzera tedesca – hanno aderito al comitato oppure lo faranno a breve. Il 25 marzo, la sezione ginevrina di syndicom si è pronunciata all’unanimità a favore del referendum. Il comitato comprende il Partito operaio popolare (POP) e il movimento Solidarités come pure l’organizzazione di pensionati Avivo. Sono previsti dei comitati di supporto a Friburgo, Neuchâtel e anche nel Vallese.

A seguito di un’intensa attività di lobbying all’interno del PSS, la Gioventù socialista ha rinviato la questione della sua partecipazione al lancio del referendum a un’assemblea di delegati che si terrà a maggio. Stando così le cose, alcune sezioni cantonali dei giovani socialisti (attualmente Ginevra, Turgovia e Winterthur) lanciano il sasso. La loro lettera aperta alle altre sezioni rifiuta la logica «del male minore» del partito e li invita a prendere apertamente posizione e a impegnarsi per il NO all’interno del PSS.

I conti naturalmente non tornano

«Dobbiamo difendere i valori fondamentali della lotta sindacale», osserva Manuela Cattani, segretaria generale del Sindacato interprofessionale dei lavoratori dipendenti (SIT) e presidente della CGAS. «Questa riforma non va bene né per i pensionati, né per le donne, né per i lavoratori», riassume. L’innalzamento dell’età pensionabile da 64 a 65 anni per le donne significa far pagare loro una parte di questa riforma. «Tutto questo sebbene svolgano i due terzi del lavoro non retribuito e sebbene le loro pensioni siano già più basse del 37%», constata Catherine Friedli, segretaria sindacale dell’SSP-Friburgo.

Seconda rimostranza: i pensionati attuali – ovvero 2,3 milioni di persone che avrebbero anch’esse bisogno di una mano – sono i dimenticati di questa riforma. Il loro potere d’ acquisto è pertanto destinato a diminuire, visto l’aumento quasi automatico, anno dopo anno, dei premi dell’assicurazione malattia.

Infine, anche i lavoratori vengono penalizzati dal momento in cui a causa dell’aumento dei contributi e dell’IVA, il loro potere d’acquisto è destinato a diminuire. Inoltre, «accettare l’aumento dell’età pensionabile delle donne laddove lavoratrici e lavoratori di 50 o 55 anni vengono licenziati senza esitazione è incomprensibile» osserva Michela Bovolenta, segretaria centrale dell’SSP.

A scapito delle donne e dei pensionati

Per Valérie Borloz, segretaria generale dell’USV, la PV 2020 non è nient’altro che un’operazione di salvataggio del secondo pilastro a scapito delle donne e dei futuri pensionati attraverso la riduzione del tasso di conversione. «Gli assicuratori, dal canto loro, non vengono coinvolti.» La riduzione del tasso di conversione dal 6,8% al 6% rappresenterà in media una diminuzione di 400 franchi al mese delle rendite, che non è ovviamente compensata dai 70 franchi di aumento dell’AVS. E questo aumento annuale di 840 franchi non compenserà la perdita dovuta all’aumento dell’età pensionabile di un anno (24.000 franchi) a meno che le donne non vivano fino a 94 anni.

Questione di principio

I referendisti hanno ora 100 giorni di tempo per raccogliere le 50mila firme necessarie affinché la questione dei pensionati sia sottoposta alla popolazione. Ci sarà comunque un referendum obbligatorio per l’aumento del tasso dell’IVA. Ma i membri del comitato referendario stimano che la questione centrale dell’età di pensionamento per le donne debba essere posta in quanto tale.

Accettare oggi l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne è tanto più sconvolgente per i referendisti in quanto la votazione del 12 febbraio contro la RI III aveva aperto la strada a un rapporto di forza meno sfavorevole ai sindacati.

«Con questo progetto è stata superata una linea rossa», sostiene Manuela Cattani. Con la certezza che se questa diga cede, i partiti borghesi avranno uno spazio politico per ritornare molto presto con la loro rivendicazione di innalzare l’età dell’AVS a 67 anni. «L’hanno del resto annunciato due giorni dopo il voto alle Camere, mentre i sostenitori di questo pacchetto continuavano a dirci di aver bloccato politicamente questa questione grazie alla PV 2020», conclude la segretaria sindacale.

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