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Un vero aggiornamento politico

Si temeva che il dodicesimo Forum Sociale Mondiale non sarebbe riuscito a decollare e invece l’offerta di corsi e incontri è stata come sempre molto ampia. Fra i tanti partecipanti c’erano anche dei rappresentanti svizzeri. Tutti coscienti dell’importanza di cogliere l’occasione per scambiare idee e stringere contatti. 

 

In tutto erano 70 gli svizzeri in viaggio verso il Forum Sociale Mondiale di Tunisi. Tra questi figuravano i consiglieri nazionali e agli Stati Luc Recordon, Susanne Leutenegger Oberholzer, Ueli Leuenberger e Christian van Singer, sindacalisti e giornalisti, come anche rappresentanti di organizzazioni non governative. Il viaggio comune da anni viene organizzato da Alliance Sud, un’organizzazione per lo sviluppo, insieme a E-Changer/Comundo (un’organizzazione che sostiene i movimenti sociali nei paesi in via di sviluppo con l’aiuto di esperti svizzeri).

Sergio Ferrari, ex membro del comitato della divisione Stampa e Media elettronici di syndicom, oggi è portavoce di E-Changer/Comundo e ha partecipato quasi ad ogni Forum. È rimasto impressionato dalla forza che la dodicesima edizione di questo evento riesce ancora ad emanare: «Dopo gli attentati abbiamo temuto che il forum fosse morto. Non per motivi di sicurezza, ma perché la società civile deve affrontare una realtà sempre più complessa». Invece è rimasto sbalordito e ha attinto nuovo entusiasmo dalla maturità delle discussioni nei workshop e nelle riunioni. Anche Alliance Sud voleva più di un semplice scambio di idee, commenta il suo direttore Peter Niggli: «Ogni anno riusciamo ad estendere la nostra rete di ONG, per esempio per combattere che lo Stato protegga l’evasione fiscale. Questo funziona soltanto se facciamo del lobbismo internazionale». Anche l’organizzazione MultiWatch, presente al Forum con diversi rappresentanti, era alla ricerca di questi contatti internazionali. MultiWatch vigila affinché le multinazionali svizzere rispettino i diritti umani anche all’estero. «A fine aprile organizziamo una conferenza sulla multinazionale dei pesticidi e delle sementi Syngenta a Basilea. A Tunisi abbiamo trovato dei compagni di lotta e frequentato workshop sull’argomento agricoltura e multinazionali», racconta l’attivista Olivia Jost. In qualità di consulente giuridica e co-direttrice del centro di accoglienza per i sans-papiers a Basilea, lei aveva anche un interesse professionale verso il luogo dell’evento: «Noi assistiamo molti tunisini nel nostro centro. Attraverso un collegamento internazionale troviamo delle alternative comuni all’attuale politica migratoria».

un caleidoscopio

di iniziative

Per l’ex segretaria centrale di syndicom Therese Wüthrich è la seconda volta in Tunisia, infatti vi aveva già partecipato nel 2013. «Allora come oggi le donne del Maghreb erano molto presenti al forum. Nei workshop che ho frequentato io accanto agli uomini c’erano sempre donne sul podio». Secondo lei è importante anche il programma alla vigilia, organizzato da E-changer/Comundo e Alliance Sud. «Ho potuto visitare una casa per donne maltrattate e la commissione elettorale indipendente». Quest’ultima conduce delle campagne nelle zone rurali per spiegare la procedura di voto anche alle donne analfabete. «Ed evidentemente è stato un successo», commenta la Wüthrich, «nelle campagne molte hanno votato Kalthoum Kennou, l’unica donna che alla fine del 2014 si è candidata alle elezioni presidenziali». Kennou è una donna impressionante, che ha raccontato molto sulla “femme tunisienne”, come le donne tunisine battagliere vengono chiamate dagli uomini. E anche di quanto poco poi le donne invece siano rappresentate nel governo, in Parlamento o in seno agli organi direttivi dei sindacati.

Il consigliere agli Stati vodese dei Verdi Luc Recordon non si è perso un Forum a partire dal 2004 a Mumbai. I contatti che riesce ad allacciare all’interno della delegazione svizzera sono tanto importanti quanto lo scambio internazionale. «Ogni anno conosco nuovi colleghi e colleghe svizzeri/e con le mie stesse richieste».

Recordon spera che il Forum continui a rimanere così caleidoscopico come è stato finora. Infatti c’è chi mira a trasformare la pluralità in un unico movimento politico civile. «Io questo non lo voglio», afferma Recordon, ma riflessioni del genere circolano, eccome. Il sindacato Unia ha raggiunto Tunisi con una delegazione piuttosto importante. Per il membro del comitato direttore Pierluigi Fedele le organizzazioni dei lavoratori sono una parte indispensabile della società civile plurievocata che s’incontra qui. Fedele la considera a tutt’oggi un’organizzazione internazionalistica «nonostante ce ne dimentichiamo un po’ nelle nostre battaglie quotidiane». A prescindere dall’appartenenza ideologica potrebbero nascere dei punti reali di contatto. «Prendiamo per esempio le aziende svizzere in Tunisia: noi abbiamo parlato con l’unione sindacale locale UGTT di possibilità molto concrete di come potremmo sostenere i dipendenti tunisini di queste aziende».

* Sina Bühler è giornalista RP e presidente nazionale divisione Press.

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