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Una libertà, un cardine della democrazia, una professione

I colpi di mitraglia che hanno falcidiato 17 persone a Parigi tra le quali 4 giornalisti di “Charlie Hebdo” è una raffica che deve svegliare tutti gli attori della nostra società civile. Il mondo dei media deve, dal canto suo, interrogarsi e ricordarsi le proprie responsabilità.

 

Dalla vicenda di Parigi nascono tanti interrogativi: tra questi è necessario e urgente discutere dell’importanza, la difficoltà e i rischi che si corrono nel fare il mestiere di giornalista. Qui, flagrante, abbiamo l’atteggiamento di un periodico che si è sempre voluto sentire libero, nei limiti legali, da ogni tipo di pressione e che paga oggi con il sangue la difesa della sua libertà di espressione.

Oggi però, scioccati da questo bagno di sangue commesso nella civilissima Europa, ci dimentichiamo che non sono gli unici. A pagare con la vita, a metterla a repentaglio o a rischiare la loro libertà ogni anno sono molti giornalisti e reporter in tutto il mondo. Stando a reporter sans frontières sono 66 i giornalisti uccisi nel 2014 (oltre cinque volte quelli di Parigi!), cui vanno aggiunti i loro assistenti (cameramen ecc.) e i blogger e gli attivisti

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