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Viscom mette a rischio 1000 posti di lavoro!

Il reparto medico dell’associazione padronale Viscom pensa di condurre l’industria grafica svizzera verso acque economiche migliori sottoponendo i propri dipendenti a una “cura da cavallo”. Qui di seguito per la prima volta prendiamo posizione riguardo a queste proposte sbagliate e anche un po' assurde.

«Il costoso CCL deve essere rivisto verso il basso per adeguarsi alla realtà e al futuro»: ecco l’opinione dell’associazione padronale del settore stampa Viscom. Inoltre essa mette in guardia contro un «inasprimento della spirale dei costi, che porterebbe il settore verso conseguenze catastrofiche per l’occupazione». Ecco con che atteggiamento Viscom entra in trattativa per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro (CCL) del settore IGI, trattative che cominciano il 20 settembre. I sindacati syndicom e Syna respingono tali richieste di peggioramento del CCL e allo scopo di calmare le acque chiedono semplicemente il prolungamento del CCL vigente senza decurtazioni e la contemporanea dichiarazione di obbligatorietà generale del contratto sul piano federale.


Viscom: «Una rigida settimana lavorativa di 40 ore minaccia l’impiego»
L’industria grafica è un settore industriale che a livello europeo è sofferente a causa di enormi sovraccapacità produttive e a causa della guerra mortale sui prezzi per accaparrarsi ogni commissione. In questo settore, prolungare l’orario settimanale a 42 ore (e senza adeguamento salariale!) è molto più di una terapia sbagliata. Non è la «rigida settimana di 40 ore» a minacciare crescita e occupazione, come sostiene Viscom. La minaccia deriva piuttosto dal fatto che le grandi aziende finanziariamente forti come Tamedia, Ringier, NZZ, Migros («Dalla regione, per la regione»…), FFS, Swisscom, fanno stampare all’estero grossi ordinativi di lavoro per risparmiare denaro.

Quello che Viscom non vuole ammettere è che il numero delle commesse di lavoro non aumenterà più di molto. Orari più lunghi di lavoro farebbero aumentare le sovraccapacità produttive e accelererebbero soltanto lo smantellamento di posti di lavoro. Ecco perché un prolungamento dell’orario di lavoro di due ore mette in pericolo circa 1000 impieghi!


In base all’art. 204 del CCL, nel computo dell’orario annuale di lavoro, l’orario settimanale di lavoro può variare dalle 24 alle 45 ore. Durante due settimane all’anno può esserci anche una settimana a zero ore, e in altre due settimane si può lavorare meno di 24 ore. Secondo Viscom tuttavia questo grado di flessibilità «è troppo rigido e deve essere ammorbidito». Inoltre intende cancellare anche la prescrizione secondo cui va controllato annualmente l’accordo dell’azienda sull’orario annuale di lavoro (art. 204.1 del CCL).

Indennità per lavoro notturno declassata ad una paghetta

«Nell’interesse della piazza industriale svizzera» secondo Viscom i supplementi notturni dovrebbero essere abbassati dal 60% ad un magro 15% per ora notturna lavorata (un’indennità del 10% come tempo di riposo supplementare per il lavoro notturno è prevista dalla legge). Il supplemento notturno ammonterebbe così a soli 4 franchi all’ora: una specie di paghetta insomma… Per il lavoro domenicale i tipografi in futuro dovrebbero accontentarsi di un’indennità del 50% all’ora. Gli imprenditori non si preoccupano di far subire ai propri dipendenti perdite salariali di centinaia di franchi! Viscom e le aziende ad essa affiliate in questo modo prendono in giro tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, che con la loro disponibilità a lavorare in orari impossibili mettono a rischio la propria salute, e che inoltre soffrono del fatto di non poter partecipare alla vita sociale, che risulta molto limitata dal lavoro notturno.


22 franchi di paga minima oraria: «irrealistici»?
Viscom rifiuta un aumento generale dei salari minimi di almeno 200 franchi. Anzi, addirittura chiede che i salari minimi siano eliminati dal CCL. In più, gli imprenditori dichiarano che una paga minima oraria di 22 franchi (3826 franchi al mese) per loro è «irrealistica»! E continuano affermando di «essere consapevoli della propria responsabilità nei confronti dei/delle dipendenti». Beh, a voi pare un atteggiamento responsabile questo? Finora, a parte la tipografia Ringier Print Adligenswil AG, nessun’altra azienda tipografica ha aderito al dialogo sulla parità salariale...

 

Con il suo programma di radicale peggioramento delle odierne condizioni di lavoro, Viscom mette in discussione la pace sociale. Dobbiamo dare a questo atteggiamento poco sociale e molto imprenditoriale una prima forte risposta partecipando numerosi/e alla manifestazione nazionale del 22 settembre a Berna: Sì a una forte piazza industriale e produttiva svizzera (vedi anche l’appello alla manifestazione pubblicato in questo giornale).

Hans-Peter Graf, segretario centrale per l’industria grafica e dell'imballaggio


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