Intervista con Sonja Wiesmann

«Il processo di chiusura è stato a senso unico»

 

Il sindaco del comune della Turgovia Wigoltingen, Sonja Wiesmann, ha lottato fino all’ultimo per salvare l’ufficio postale del suo paese. Nell’estate del 2016 si è arresa. Il sindaco ritiene che il processo di chiusura sia stato gestito unilateralmente, dal momento che la Posta non è mai stata interessata a trovare una soluzione consensuale.

syndicom: Quali svantaggi stanno subendo la popolazione e il commercio da quando è stato chiuso l’ufficio postale di Wigoltingen (TG) nell’estate del 2016?

Sonja Wiesmann: nel comune di Wigoltingen da un giorno all’altro sono sparite una serie di prestazioni. La cosa che ha fatto più male è che senza ufficio postale non si possono più fare versamenti in contanti: infatti la nuova agenzia postale, appoggiata al negozio alimentare Volg, non ne è autorizzata. E proprio per il nostro comune questa è una grave perdita, in quanto la nostra grossa percentuale di abitanti anziani ha sempre fatto un buon uso di questo servizio. Ma ne risente anche il commercio: gli invii di massa ora all’agenzia postale costano molto di più. Dunque i nostri commercianti sono costretti a raggiungere il comune vicino. Un titolare mi ha descritto bene le nuove condizioni: siccome il suo apprendista non ha la patente, il maestro deve sobbarcarsi egli stesso questo compito che gli ruba un sacco di tempo.


Come si è svolto il processo di chiusura dell’ufficio postale e come l’ha vissuto Lei in qualità di sindaco?

Wiesmann: noi siamo stati messi davanti al fatto compiuto e non più modificabile. Nonostante il legislatore prescriva alla Posta Svizzera SA esplicitamente di mirare ad una soluzione concordata con il comune, la proposta è stata a senso unico. Già al primo colloquio la Posta ha tirato fuori la soluzione pronta – ovvero un’agenzia postale all’interno del negozio di alimentari. Di consensuale non c’è stato proprio nulla, un vero dialogo non ha mai avuto luogo. Noi abbiamo esposto alla Posta il perché l’alternativa proposta non era praticabile per Wigoltingen. La Posta non ha assolutamente dato ascolto alle nostre rimostranze. Anzi, ha fatto finta di nulla, ha sospeso i colloqui, per ripresentarci la medesima soluzione circa un anno dopo. Ma noi siamo rimasti fermi. Dopodiché la Posta ha preso unilateralmente la decisione di chiudere il nostro ufficio postale. A noi è rimasta soltanto la via legale e così abbiamo fatto ricorso presso PostCom, malgrado fosse noto che le sue decisioni quasi mai sono a favore dei comuni. Ma la nostra resistenza almeno ha ritardato di un po’ la chiusura. Tutta la procedura, e soprattutto la comunicazione con la Posta, io come sindaco l’ho vissuta come molto insoddisfacente, e non mi sono mai sentita presa sul serio. 


Quali possibilità ha un comune di difendersi contro una chiusura?

Wiesmann: Quando la Posta bussa alla tua porta, il dado è già stato tratto. Noi abbiamo investito molte ore: abbiamo rilevato le cifre, fatto ricerche, studiato le abitudini dei nostri cittadini in relazione ai servizi postali ecc. Noi eravamo in grado di dimostrare il reale bisogno di un ufficio postale a Wigoltingen – ma purtroppo non siamo riusciti a convincere la Posta. Essa ha argomentato con meri criteri economici. E allora ci è rimasta soltanto la via legale, un ricorso contro la sua decisione presso la PostCom. Con il risultato che tutti sanno…


Lei vede altre possibilità per influenzare il processo decisionale riguardo ad una chiusura?

Wiesmann: soprattutto a livello politico. Wigoltingen ha ricevuto un eccezionale sostegno e copertura di spalle dal direttore del Dipartimento dell’economia della Turgovia e dal relativo responsabile. Ma la Posta si è sempre nascosta dietro la sua presunta missione politica. Ed è esattamente questa che deve essere urgentemente rivista. Dobbiamo porci la domanda: che valore diamo al servizio universale postale, al servizio pubblico? Per forza la Posta deve fare profitto in tutti gli ambiti aziendali? Punto cruciale per noi comuni più rurali è sicuramente che si mantenga la prestazione dei «versamenti in contanti» che non può essere offerta da nessuna agenzia. Qui bisogna assolutamente emanare disposizioni legislative più severe. E se nella Berna federale non si troveranno le maggioranze necessarie, presto la Svizzera si trasformerà in un deserto postale. 


Come si devono comportare gli altri sindaci, cosa consiglia loro? 

Wiesmann: la situazione attuale non è gradevole né per i comuni colpiti né per la Posta. I miei colleghi sindaci devono impegnarsi affinché si muova la politica. Se prova a difendersi Wigoltingen, non interessa a nessuno. Ma se a difendersi sono tanti comuni insieme – per esempio attraverso un’associazione comunale – allora né la politica né la Posta potranno fare orecchi da mercante. Ma questo deve avvenire in tempo: perché appena la Posta si presenta al tuo comune, è già troppo tardi. Dunque bisogna esercitare un’influenza politica molto presto ed essere pronti a difendersi con unghie e denti.  


12.01.17 / Matthias Loosli

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