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La democrazia ha bisogno di una migliore qualità dei media

Senza una stampa forte e critica non esiste nessuna democrazia. I giornalisti e le giornaliste sono i controllori dei poteri forti e contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica. Questa funzione, ricoperta dai media, adesso è a rischio. Una volta gli editori finanziavano il giornalismo con le inserzioni. Oggi il denaro della pubblicità si è spostato su internet, e chi incassa questi introiti sono colossi mediatici pressoché monopolistici come Tamedia o Ringier con i loro mercati online, nonché i giganti tecnologici come Google, Amazon e Facebook.

Contratto, premessa di garanzia

Dal 2011 i giornali e le riviste hanno tagliato il 20% degli impieghi. Sono andati persi oltre 3400 posti di lavoro. Molti professionisti della stampa sono passati ai reparti della comunicazione di aziende e amministrazione pubblica. Adesso sono l’economia e la politica a controllare le notizie, invece del contrario. I professionisti della stampa affiliati a syndicom vogliono invertire questa tendenza. All’interno del comitato di divisione hanno elaborato un documento orientativo sugli interventi per l’incentivazione dei media. Il denaro pubblico deve sovvenzionare il giornalismo, non gonfiare le tasche agli azionisti. Inoltre, vanno incentivate con soldi pubblici solo le aziende mediatiche che hanno firmato un CCL per le loro redazioni o che sono assoggettate a un CCL attraverso la loro associazione professionale. Ecco la rivendicazione centrale del documento. Un CCL garantisce salari equi e condizioni di lavoro dignitose. Fattori che non costituiscono di per sé una garanzia ma che sono comunque buone premesse per un giornalismo di qualità.

Più pluralità e qualità

Una larga fetta di popolazione s’informa ancora sui media regionali stampati, un settore sotto forte pressione. Per questo syndicom chiede che il sostegno indiretto alla stampa locale e regionale venga aumentato da 30 a 50 milioni di franchi. In questo modo potranno essere abbassate le tariffe di consegna per le pubblicazioni stampate con tiratura da 1000 a 40mila copie. I media online ricoprono un ruolo sempre più importante nell’informazione. Dove sussiste un interesse pubblico, lo Stato deve aiutare a finanziare questa forma mediatica. A questo fine è bene che la Confederazione non impieghi, per ora, le eccedenze non distribuite del canone delle economie domestiche sulla radiotelevisione. I 50 milioni di franchi l’anno, proposti dal Consiglio federale, sono un buon punto di partenza.

Trasformare ats in una fondazione

La Svizzera ha bisogno di un’agenzia di stampa trilingue che riporti le notizie da tutti cantoni su politica, economia, cultura, attualità e sport. L’odierna Keystone-ATS purtroppo soffre di un difetto di costruzione: essa appartiene ai grossi editori e alla SRG/SSR che allo stesso tempo sono suoi clienti. E in qualità di proprietari, esigono dei profitti. Come clienti invece premono per abbassare tariffe. E chi ne soffre è la qualità. Serve un cambio strutturale: un’agenzia di servizio pubblico deve essere retta da una fondazione pubblica, controllata a metà da Stato e cantoni e a metà dagli attori mediatici (case editrici, stazioni radio, televisione e lavoratori). Basta con questo arricchimento e pressione al risparmio promossi dagli azionisti. Solo con queste misure verrà creato un nuovo paesaggio mediatico che informi la popolazione affinché la stessa democrazia non sia a rischio.
 

Marco Geissbühler und Stephanie Vonarburg

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